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Io non sono la mia stomia – La storia di Cristina
Mi chiamo Cristina e ho 60 anni. Ho lavorato come supplente nelle scuole materne ed elementari. Contemporaneamente ho aiutato mia mamma e mia sorella nel nostro negozio di abbigliamento femminile e, a seguito della chiusura, dopo 26 anni di attività, ho lavorato come addetta alle vendite in sanitaria per 10 anni. Subito dopo, ho aperto un laboratorio artigianale ma, purtroppo causa periodo COVID, l’ho dovuto chiudere dopo appena 2 anni. Adesso è il mio hobby, che condivido con amici e parenti. Mi piace molto l’arte: vado spesso alle mostre e alle visite guidate.
"Abbiamo avuto una seconda possibilità, ma la nostra è una disabilità invisibile che ci consente di condurre una vita normale ed essere indipendenti nelle nostre attività"
Cristina Palmeri
Perché hai dovuto affrontare l’intervento per il confezionamento della stomia?
La mia storia inizia quando avevo 14 anni, quando ho iniziato ad accusare forti dolori addominali e avere episodi di sangue nelle feci. Il tutto ha iniziato a verificarsi in coincidenza con la morte di mio padre. Sono stata in cura da un gastroenterologo per 10 anni, ma la diagnosi tardava ad arrivare. Prima mi hanno parlato di un tumore, poi di rettocolite ulcerosa; alla fine, mi è stata riscontrata la Malattia di Chron. Ho iniziato a seguire una terapia farmacologica, che però non ha sortito gli effetti sperati ed è stata per me molto pesante; sono stata ricoverata prima a Firenze, poi a Roma. Ho dovuto affrontare anche la nutrizione parenterale per mettere l’intestino a riposo: ero dimagrita al punto che rischiavo di non farcela. Alla fine, nel 1991, sono stata a Birmingham in un centro specializzato (General Hospital) dove ho affrontato l’intervento per il confezionamento di una ileostomia. Sono stata dimessa dopo una settimana e ho iniziato a supportare gli altri condividendo la mia storia. Nonostante abbia sofferto molto, ho sempre cercato di reagire e di affrontare tutto con il sorriso. Per me è una seconda possibilità di vita: anzi, si può dire che fino a quel momento, non avessi avuto la possibilità di vivere. Per la prima volta mi sono sentita libera e indipendente. Sono rientrata a Roma e ho affrontato tutto il percorso di riabilitazione da sola.
Come hai conosciuto il servizio Convatec me+?
Ho conosciuto il servizio Convatec me+ quando, due anni fa, mi sono trovata in difficoltà nella gestione della stomia e ho richiesto dei campioni gratuiti. Poi ho scoperto tutti i servizi a disposizione: quanto mi sarebbe piaciuto venirne a conoscenza prima! Sicuramente mi sarebbero stati utili nel percorso di riabilitazione.
C’è qualcuno che vorresti ringraziare?
Sicuramente me stessa, per non aver mollato mai; poi il professore che mi ha operato, che mi ha dato questa seconda vita. Infine, tutte le persone che vivono la stessa esperienza e la mettono al servizio degli altri. Ad esempio, seguo Francesco Murano, Ambassador Stomia, e ritengo che sia fondamentale raccontarsi, perché ci aiuta a capire che siamo noi a porci dei limiti. A me è successo: dopo il divorzio da mio marito (nonostante ci fossimo sposati e abbiamo avuto un figlio quando già vivevo con la stomia) non ho avuto altre storie. Mi sono lasciata condizionare dalla mia condizione e questo non dovrebbe accadere.
Cosa vuoi dire a chi vive la tua stessa esperienza?
Che non ci si deve far condizionare dal cambiamento che il nostro corpo ha subito. Dobbiamo affrontare ogni situazione con il sorriso e non dobbiamo accontentarci di sopravvivere. Abbiamo avuto una seconda possibilità, ma la nostra è una disabilità invisibile che ci consente di condurre una vita normale ed essere indipendenti nelle nostre attività.
Per contattare Cristina
E-mail: cristinapalmeri@tiscali.it
AP-75252-ITA-ITA